martedì 3 febbraio 2009

Piove su sti cazzi sparsi






Sti super cazzi de na fava intortata, de cazzi super stitici
De cazzi superiori, mi fanno venire il mal di testa.
Ascolta, piove dalle fave der cazzo - come? non lo senti?

Non senti niente al di fuori de ste quattro stronzate de pioggia?

Allora ok, piove.
Piove dalle tamerici salmastre ed arse,
di sti cazzi a torta linfatici,
Piove su le tue tette ignude.
Piove, e mannaggia se te permetti di dire il contrario.
Piove, e le voci si spandono or ora, or quando - scorrere di limo fangoso.
Le gocce sulle tue pocce rosa, dense.
Sui vestiti stracci che mo te strappo di dosso.
Sulla tua pelle fredda, piove
e piove sulle tue labbra.

Piove di odore silvano,
di un fiato lontano,
la figlia del limo, lontana (la rana), tromba
chi sa dove, chi sa dove!

E piove, o Ermione.

La pioggia cadendo fa rumore, non foss'altro che cerco di dormire.
Ma proprio per farmi dispetto, piove.
Anche quando all'improvviso ti ricordi che hai dimenticato di comprare il prosciutto, piove.

E piove, ve lo giuro, nella campagna fracida.

Ascolta, piove in questo momento esatto su quei fiori chiusi,
ma piove pure, ne' io so come, sui tuoi seni ignudi.

E' un'ecatombe di pesci morti o moribondi, nonostante questo: piove.
La goccia cade dalla grondaia sul soffitto della macchina presidenziale: piove.
E sto nel mio ufficio alla scrivania, le carte sparse: piove.



E piove sul copertone
Piove sullo stradone
Piove sull'immigrato senegalese.
Piove sulle pietre scoscese.
Piove sui pini.
Piove sugli uffici divini.
Piove sulle disgrazie altrui.
Piove nei posti piu' bui.

E piove sulle nostre facce da bove,
sui nostri portafogli marroni,
sui nostri coglioni,
sui topi marroni
sulla favola bella che oggi t'illude
che ieri m'illuse
che ieri t'illuse
che oggi m'illude
che ieri ci illuse
che ieri mi incute
timore,


o Ermione.